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Rischio Pfas per i vigneti. L’ipotesi è stata fatta dal direttore generale della direzione di prevenzione sanitaria del ministero della Salute Raniero Guerra durante l’audizione alla Commissione bicamerale sulle ecomafie. Dunque l’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche potrebbe toccare uno degli elementi più tipici della zona, con il rischio che possa entrare nel ciclo produttivo. Tre gli elementi essenziali citati da Guerra, che apprezza quanto sta facendo la Regione in materia; intanto per l’esperto sono potenzialmente pericolosi non solo i Pfas a catena lunga ma pure catena corta, ovvero quelli di ultima generazione usati nei vari campi, compreso il conciario. Altro elemento è la mancanza di limiti, perché per l’Istituto superiore della Sanità (Iss) lo ha fissato in modo prudenziale a 0,5 microgrammi per litro ma non ci sono ancora indicazioni precise dalla Commissione europea e dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il terzo aspetto riguarda la possibilità che i Pfas possano contaminare l’uva: il che inciderebbe molto sull’economia agricola del territorio.

Tra le società sotto accusa per la produzione di Pfas c’è la Miteni di Trissino (Vicenza), indicata anche da Arpav come la principale fonte d’inquinamento e i comuni più coinvolti sono i veronesi Albaredo d’Adige, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Cologna Veneta, Legnago, Minerbe, Pressana, Roveredo di Guà, Terrazzo, Veronella e Zimella, i vicentini Alonte, Asigliano Veneto, Brendola, Lonigo, Noventa Vicentina, Poiana Maggiore, Sarego e il padovano Montagnana.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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