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La procura di Vicenza, titolare dell’inchiesta sui Pfas, adesso ipotizza il disastro ambientate e conta di chiudere entro l’anno le indagini preliminari sulle sostanze perfluoroalchiliche scaricate nella falda che serve una vasta zona a cavallo tra le province di Vicenza, Verona e Padova, e da lì nell’acquedotto e nel sangue di migliaia di cittadini.

Ad annunciarlo, il 18 aprile, il procuratore Antonino Cappelleri durante un incontro con una delegazione di “Mamme no Pfas”, tornate a chiedere “l’immediato sequestro di tutto il sito Miteni”, l’azienda di Trissino che, per l’accusa, sarebbe responsabile dello sversamento: nove tra ex ed attuali manager sono indagati. Lo stabilimento di Vicenza sapeva di inquinare, almeno per la procura, che però lamenta un vuoto normativo, visto che “le sostanze inquinanti scaricate da Miteni non erano previste tra quelle espressamente vietate dalle leggi antinquinamento”.

Gli inquirenti si sono posti degli obiettivi a scadenza: arrivare a concludere gli accertamenti tecnici, che si svolgono ad altissimo livello scientifico, prima dell’estate e chiudere le indagini preliminari entro l’anno. Accertamenti tecnici che, per sostenere l’ipotesi del disastro ambientale (che si prescrive in 15 anni), dovranno confermare che l’inquinamento c’è e che questo com­porta quantomeno un rischio per la salute pubblica. Visto che per disastro ambientale si intende “un inquinamento tanto vasto da incidere nell’ambiente in maniera decisiva».

È sufficiente quindi avere la certezza scientifica sulla rischiosità per incardinare il processo, ha spiegato Cappelleri, che ha anche fatto sapere che per ora la Procura rinuncerà ad accertare, per questioni di tempo, i danni compiuti, per quanto su questo aspetto potrebbe innescarsi un ulteriore processo.

Il riferimento è ovviamente all’indagine epidemiologica regionale che richiederà una decina di anni e che riguarda Pfas e patologie connesse. A breve, inve­ce, arriveranno le risposte dal pool di esperti a cui i Pm Hans Roderich Blattner e Barbara De Munari hanno affidato la super consulenza, e cioè Tony Fletcher – dirigente della Sanità pubblica inglese che condusse le ricerche nel caso analogo di inquinamento negli Usa, quello della multinazionale Dupont – e quattro specialisti dell’Istituto Superiore di Sanità, chiamati a stabilire se Pfas e mini Pfas siano rischiosi per la salute pubblica.

La delegazio­ne di «mamme no Pfas» dei 21 comuni dell’area rossa, ribadendo la fiducia nella magistratura, è tuttavia tornata a richiedere al Procuratore il sequestro dell’impianto Miteni e il rispetto della salute. E domenica 22 aprile i gruppi del Movimento No Pfas accerchieranno simbolicamente l’azienda di Trissino, con incontri, relazioni e mobilitazioni.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Danni Ambientali

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