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E’ un bilancio in chiaroscuro quello presentato il 27 giugno 2018 dall’Inail, il cui presidente, Massimo De Felice, ha illustrato presso Montecitorio la Relazione annuale 2017 con i dati sull’andamento infortunistico e tecnopatico.

Le buone notizie riguardano l’anno passato nel corso del quale le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state poco più di 641mila, numero sostanzialmente in linea con quello rilevato nel 2016 (-0,08%). Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono poco meno di 417mila, di cui circa il 19% “fuori dell’azienda” (cioè “con mezzo di trasporto” o “in itinere”).

Delle 1.112 denunce di infortunio con esito mortale (erano 1.142 nel 2016 e 1.370 nel 2012), gli infortuni accertati “sul lavoro” sono stati 617 (di cui 360, pari al 58%, “fuori dell’azienda”). Anche se i 34 casi ancora in istruttoria fossero tutti riconosciuti “sul lavoro”, si avrebbe una diminuzione del 2,8% rispetto al 2016 e di circa il 25% rispetto al 2012. Un risultato certo ancora lontano da quelli che dovrebbero essere gli standard di sicurezza di un Paese civile, ma nel 2017 si è toccato il minimo storico dal 1951. Per l’industria e i servizi gli infortuni mortali sono stati 532, mentre nell’agricoltura se ne sono contati 74 e 11 per conto dello Stato. La grande maggioranza dei morti accertati sul lavoro erano italiani (514) mentre 33 provenivano da altri Paesi dell’Unione e 70 erano extracomunitari. Quasi la metà degli infortuni mortali accertati (287, il 46,5%) ha riguardato gli over 50 e tra questi 55 morti hanno riguardato persone con più di 65 anni, un fenomeno, quello degli incidenti che capitano a lavoratori avanti con l’età, sempre più preoccupante.

Il rovescio della medaglia, però, è dato dai numeri anticipati dall’Inail sull’andamento dei primi cinque mesi di quest’anno, in cui il trend si è pericolosamente capovolto. Da gennaio a maggio, si legge nel rapporto, sono state fatte 389 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale, 14 in più rispetto alle 375 dello stesso periodo del 2017 (+3,7%). Anche se l’aumento riguarda solo i casi avvenuti in itinere, ovvero nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (passati da 104 a 118), mentre per quelli occorsi “in occasione di lavoro” le denunce sono state 271 in entrambi i periodi.

La crescita di incidenti mortali registrata nel corso dell’anno è dovuta alle denunce dei lavoratori stranieri, passate da 50 a 65, mentre quelle dei lavoratori italiani sono diminuite di una sola unità da 325 a 324. I casi mortali sono in aumento nel settore industria e servizi (+ 8,7%), concentrati essenzialmente nel Nord Ovest (19 casi) e nel Nord Est (18), mentre l’agricoltura registra un -18%.

A livello regionale sono Lombardia (+12), Veneto (+12) e Piemonte (+10) a registrare gli incrementi di incidenti mortali più elevati. Cali significativi invece in Abruzzo (da 25 a 6), dove nel 2017 avevano pesato le tragedie di Rigopiano e Campo Felice, in Puglia (da 24 a 11) e in Sicilia (da 30 a 18).

Un incidente mortale su due ha coinvolto lavoratori di età tra i 50 e i 64 anni per i quali si registra un incremento tra i due periodi di 30 casi, da 167 a 197. Diminuiscono invece le denunce dei lavoratori tra i 35 e i 49 anni che passano da 121 a 105 (-13,2%) mentre risultano stabili le denunce degli under 34 (da 57 a 59) e degli over 65 (da 28 a 30).

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Infortuni sul Lavoro

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