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Quindici milioni di euro già investiti per la bonifica, altrettanti pronti per esserlo. In totale 30 milioni di euro per combattere l’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) registrato tra le province di Verona, Vicenza e Padova. Questa è la strategia comunicata nel corso di un incontro nella sede di Confindustria Vicenza dalla Miteni di Trissino, finita nelle pagine della cronaca per la vicenda delle falde acquifere inquinate. Già qualche giorno prima, l’azienda aveva consegnato ad Arpav il piano operativo per gli interventi di depurazione della falda sotto lo stabilimento. Le proposte dovranno essere esaminate e discusse nella conferenza dei servizi da convocare nelle prossime settimane. Miteni, al centro anche di un esposto da parte del Comune di Arzignano (Vicenza), si era difesa dalle accuse lanciate a suo carico con una nota, dove declinava ogni responsabilità e si diceva pronta a collaborare con le istituzioni, chiamando in causa le concerie. “Un’area così vasta – si legge – va necessariamente riferita al sistema di scarichi consortili a cui sono collegate centinaia di aziende del territorio. Miteni non produce più da anni Pfos e Pfoa, dal 2011, e ancora prima i reflui delle lavorazioni erano inviati a sistemi di trattamento esterni. Pfos e Pfoa vengono usati tutt’oggi da oltre duecento industrie del settore conciario e manifatturiero presenti nella zona che li acquistano sul mercato estero, imprese che sono allacciate agli stessi scarichi consortili a cui è allacciata Miteni. Le acque in uscita dallo stabilimento di Trissino sono sotto costante controllo, trattate con sistemi che rispondono pienamente alle indicazioni del Consorzio senza che vi sia mai stato alcun superamento dei limiti richiesti. Confermiamo ogni disponibilità a condividere gli studi svolti in questi anni e siamo pronti a ogni confronto con le istituzioni. Già dal 2006 l’azienda ha fornito il proprio supporto scientifico all’Istituto Superiore di Sanità per ricerche e approfondimenti su queste sostanze che nella gran parte dei casi non hanno alcuna nocività conosciuta e sono ampiamente impiegate in decine di settori delle produzione industriale tra cui anche il campo farmaceutico”. Sta di fatto che, tanto per dare un’idea della dimensione del fenomeno, quasi 110 mila residenti delle aree del Padovano, Vicentino e Veronese dovranno sottoporsi alla campagna di controllo gratuito per capire eventuali effetti o patologie riconducibili al Pfas. E ad ora non sanno ancora con certezza chi devono “ringraziare”, perché qualcuno sarà pur stato a inquinare le falde.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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