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Lunedì a Santeramo In Colle i funerali di Marco Dimita, l’operaio di soli 47 anni vittima del tragico incidente di venerdì sulla SP 106

Saranno celebrati domani, lunedì 22 aprile 2024, alle ore 10.30, nella chiesa del Sacro Cuore di Santeramo in Colle, in provincia di Bari, i funerali di Marco Dimita, l’operaio di appena 47 anni, del posto, rimasto vittima venerdì 19 aprile, verso le 8, mentre si stava recando come ogni mattina al lavoro alla guida di una Fiat Punto, del tragico incidente stradale occorso lungo la Provinciale 106 che collega Putignano a Gioia del Colle, nel territorio comunale di quest’ultimo comune: la camera ardente è allestita presso la casa funeraria “Meluzzo”, in via Gioia a Santeramo.

Nell’ambito del procedimento penale automaticamente aperto dalla Procura di Bari per omicidio stradale in capo al conducente dell’altra vettura coinvolta nel terribile frontale, una Land Rover Discovery, che se l’è invece cavata, il Pubblico Ministero inquirente non ha ritenuto necessario disporre l’autopsia sulla salma di Dimita, ma solo un semplice esame esterno, essendo evidente che la morte è stata dovuta unicamente ai gravissimi politraumi riportati nel tremendo impatto, il quarantasettenne è deceduto praticamente sul colpo, e già ieri, sabato, ha dato il nulla osta alla sepoltura consentendo così ai familiari di fissare la data dell’ultimo saluto al loro caro, che sarà partecipatissimo.

Marco Dimita lascia in un dolore immenso la moglie e tre figli, i genitori, fratelli e sorelle i quali, attraverso l’Area manager Puglia e responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nella tutela dei diritti dei cittadini, unitamente all’avvocato del foro di Bari Fabio Ferrara, per essere assistiti, fare piena luce sui tragici fatti e sulle responsabilità e per capire, in particolare, i motivi per i quali l’altro automobilista, che procedeva nel senso contrario rispetto alla vittima, abbia inopinatamente e fatalmente invaso la corsia opposta non lasciando scampo all’incolpevole operaio, che nulla ha potuto per evitare lo scontro.

Studio3A al riguardo ha già affidato all’ingegnere forense di sua fiducia Pietro Pallotti il compito di ricostruire con precisione la dinamica dell’incidente, rilevato dai carabinieri del nucleo Radiomobile della Compagnia di Gioia del Colle, e lo metterà anche a disposizione come consulente tecnico per la parte offesa per partecipare alle operazioni peritali nel caso in cui il Sostituto Procuratore intenda disporre una perizia cinematica ad hoc.

Martedì l’autopsia sulla salma di Guido Cristofori, il 74enne trovato senza vita lunedì in casa dal figlio nonostante il suo pacemaker avesse segnalato il malore all’ospedale di Santorso già da svariate ore

Il Pm di Vicenza, dopo aver aperto un procedimento penale, al momento contro ignoti, ha disposto l’accertamento tecnico per chiarire cause del decesso ed eventuali responsabilità

Sarà effettuata martedì 23 aprile 2024, dalle ore 13.45, presso l’ospedale di Santorso (Vi) dell’Ulss 7 Pedemontana, l’autopsia sulla salma di Guido Cristofori, il settantaquattrenne di Breganze (Vi) sul cui decesso il Pubblico Ministero della Procura di Vicenza, dott. Paolo Fietta, ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, al momento contro ignoti.

Com’è noto, l’anziano, che aveva perduto la moglie nel 2016, è stato rinvenuto senza vita nel letto di casa nella mattinata di lunedì 15 aprile dal figlio Marco, verosimilmente stroncato da un infarto, morte che risalirebbe alla notte tra sabato e domenica. Il fatto è che al pensionato, cardiopatico e già colpito da un precedente infarto nel 2010, era stato impiantato un pace maker collegato direttamente all’ospedale di Santorso e il dispositivo salvavita avrebbe regolarmente segnalato il malore, ma dal nosocomio nessuno si sarebbe accorto dell’allert avvisando tempestivamente i soccorsi: i familiari della vittima sono stati contattati solo nel primo pomeriggio di lunedì, ormai troppo tardi.

Appresa la circostanza della fatale lacuna, subito rilevata dagli stessi sanitari intervenuti dopo il ritrovamento del settantaquattrenne ormai privo di vita e prontamente riferita dai carabinieri della stazione di Breganze, a loro volta accorsi sul posto, il Sostituto Procuratore ha automaticamente aperto un fascicolo e ha ritenuto “necessario approfondire le cause, l’epoca e i mezzi di produzione della morte, la cui vicenda potrebbe avere rilevanza penale, attraverso l’esecuzione degli opportuni accertamenti tecnici non ripetibili” per citare il decreto di nomina con cui il dott. Fietta ha conferito l’incarico di eseguire l’esame autoptico al medico legale dott. Vito Cirielli e al dott. Maurizio Anselmi, direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiologia dell’ospedale di San Bonifacio della Ulss 9 Scaligera.

Il figlio della vittima, per fare piena luce sui fatti e su eventuali responsabilità ed essere assistito, attraverso l’Area Manager Veneto Alessio Rossato, si è affidato a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, unitamente all’avvocato Davide Picco del Foro di Vicenza. Studio3A metterà a disposizione quale consulente tecnico per la parte offesa il medico legale dott. Claudio Rigo, che parteciperà a tutte le operazioni peritali: l’esito della perizia, che i consulenti tecnici dovranno produrre entro novanta giorni, sarà ovviamente fondamentale per fornire le prime risposte alle tante domande che ha posto la tragica vicenda, in particolare perché la segnalazione dell’infarto in corso e i relativi dati non siano stati letti all’ospedale e, soprattutto, se Guido Cristofori si sarebbe potuto salvare nel caso in cui fosse partito subito, come sarebbe dovuto accadere, l’allarme.

Quattro indagati della Heidelberg Materialis per il tragico infortunio sul lavoro costato la vita a Claudio Amodeo: domani i funerali

Su rogatoria della Procura di Campobasso, che conduce l’inchiesta sull’incidente di Guardiaregia, il Pm di Napoli, dove la vittima è spirata, ha effettuato ieri l’autopsia

La Procura di Campobasso ha iscritto quattro persone nel registro degli indagati per l’ennesimo, tragico infortunio sul lavoro costato la vita, a soli 53 anni, a Claudio Amodeo, l’operaio di Vinchiaturo rimasto gravemente ustionato a causa dell’incendio e dell’esplosione generatisi giovedì 4 aprile 2024 all’interno di una cabina elettrica della cementeria della Heidelberg Materialis Italia Cementi di Guardiaregia, sempre in provincia di Campobasso, azienda di cui la vittima era dipendente con regolare contratto: com’è tristemente noto, il lavoratore è spirato dopo due giorni di agonia, sabato 6 aprile, al Centro Grandi Ustionati di Napoli dov’era stato trasportato in condizioni disperate.

Il procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, con l’aggravante di essere stato commesso con la violazione delle norme antinfortunistiche, è stato aperto nei confronti di G. C., 58 anni, di Roma, figura apicale dell’azienda e direttore dello stabilimento di Guardiaregia, R. D. R., 53 anni, di Salerno, manager di produzione del gruppo Italcementi e responsabile “chimico” dell’opificio; G. R., 53 anni, di Guardiaregia, capo tecnico d’esercizio e responsabile della sala operativa del cementificio, E. M. D. B., 58 anni, di Guardiaregia, tecnico della manutenzione e responsabile della cabina elettrica “incriminata” che a sua volta è rimasto gravemente ferito nell’incidente.

Un atto, quello del magistrato inquirente, anche dovuto per consentire agli indagati di nominare eventuali consulenti di parte per gli accertamenti non ripetibili. Su rogatoria della Procura di Campobasso, infatti, il Pubblico Ministero della Procura di Napoli, città dove, come detto, l’operaio è deceduto, il dott. Silvio Pavia, ha disposto l’autopsia sulla salma per accertare le cause del decesso e ha affidato l’incarico nella mattinata di oggi, giovedì 11 aprile, al medico legale dott. Pietro Tarsitano, con operazioni peritali a seguire.

La moglie, i due figli, entrambi minorenni, la mamma e i due fratelli di Claudio Amodeo, distrutti dal dolore e dalla rabbia per l’ennesima e inaccettabile morte sul lavoro del loro caro, per essere assistiti, fare piena luce sui fatti e sulle responsabilità e ottenere giustizia, attraverso l’Area Manager per la Puglia e il Molise Sabino del Benedictis, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che profonderà ogni sforzo per dare loro risposte e metterà a disposizione anche un ingegnere “elettrico” come consulente per la parte offesa nelle operazioni peritali sulla dinamica del sinistro, unitamente all’avvocato Fabio Ferrara del Foro di Bari.

Ultimato l’esame, l’Autorità Giudiziaria ha rilasciato oggi il nulla osta per la sepoltura: i funerali si svolgeranno quindi domani, sabato 13 aprile, alle ore 15, nella Chiesa parrocchiale di Santa Croce a Vinchiaturo (Cb) e saranno partecipatissimi: la tragedia, infatti, ha scosso tutto il Molise e sollecitato una grande mobilitazione del mondo sindacale e del lavoro in generale.

La tragica morte di Massimo Aquilanti non può restare senza colpevoli: il procedimento penale in capo all’altro motociclista non si archivia

Il Gip di Macerata ha accolto l’opposizione presentata dai legali dei familiari della vittima alla richiesta di archiviazione della Procura e ordinato al Pm altre indagini

Il procedimento penale per omicidio stradale per la tragica morte di Massimo Aquilanti a carico dell’altro motociclista coinvolto nel tragico incidente successo un anno fa, la mattina del 21 aprile 2023, sulla Statale 256 Muccese, non si archivia. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Macerata, dott. Giovanni Maria Manzoni, ha accolto in pieno l’opposizione presentata dai legali dei familiari del compianto sessantatreenne di Torino di Sangro (Chieti) contro la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura maceratese, ritrasmettendo gli atti al Pubblico Ministero titolare del fascicolo, dott.ssa Rosanna Buccini, e ordinando ulteriori indagini: riprendono dunque fiato le speranze di poter rendere giustizia alla vittima da parte della compagna, dei due figli, dei genitori e dei due fratelli della vittima, tutti assistiti da Studio3A e dall’avvocato Massimo Cesca, del foro di Macerata, e che erano rimasti profondamente amareggiati e sorpresi dalle conclusioni del Sostituto Procuratore.

Com’è tristemente noto il sinistro tra moto, che aveva destano sconcerto anche per la dinamica non comune, si è verificato sulla SS 256 all’altezza del chilometro 3+464, nel territorio comunale di Camerino (Mc). In estrema sintesi Aquilanti, che viaggiava in sella alla sua Bmw 1200R, e che, in un tratto con linea discontinua, dunque lecitamente, stava superando una Ford Fiesta, è entrato in contatto con la Ktm 1290 di G. M., 67 anni, di Ancona, che lo precedeva e che a sua volta si era apprestato a superare un furgone Iveco che procedeva, sempre nella stessa direzione, davanti alla Fiesta. Dopo l’urto i due centauri sono rimasti agganciati per un breve tratto per poi essere disarcionati dalle rispettive motociclette e rovinare sull’asfalto: G. M. è sopravvissuto, Aquilanti purtroppo no, è deceduto a causa dello shock emorragico acuto conseguente ai gravissimi politraumi riportati, specie a livello toracico.

Come da prassi il Pm inquirente ha iscritto nel registro degli indagati l’altro motociclista ma a conclusione delle indagini preliminari, il 13 ottobre 2023, ha chiesto di archiviare il procedimento a suo carico ritenendo, in buona sostanza, che questi non avesse responsabilità essendo stato tamponato dalla moto condotta dalla vittima e, in ogni caso, che gli elementi circostanziati raccolti non consentissero di “esercitare proficuamente l’azione penale nei suoi confronti, non raggiungendosi una prognosi certa di condanna” per citare l’atto.

Per essere assistiti, fare piena luce sui tragici fatti e ottenere giustizia i congiunti di Aquilanti si sono rivolti fin da subito, tramite gli Area Manager per l’Abruzzo, Mario Masciovecchio, e le Marche, Andrea Polverini, a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, unitamente all’avv. Massimo Cesca. Di fronte alle inattese e del tutto non condivisibili valutazioni del Sostituto Procuratore, Studio3A, che aveva già messo a disposizione come consulente tecnico per la parte offesa il medico legale dott. Mario Palpacelli, per partecipare alle operazioni peritali autoptiche disposte dalla Procura sulla salma all’indomani dell’incidente, ha affidato a un altro proprio perito di fiducia, l’ingegnere forense Mattia Strangi, l’incarico di realizzare una approfondita perizia per accertare con precisione dinamica, cause e tutte le responsabilità del sinistro, ed è emersa una ben diversa verità, che poi l’avvocato Cesca ha ben tradotto nella sua tempestiva opposizione alla richiesta di archiviazione presentata al Gip il 30 ottobre 2023, con allegata la consulenza tecnica integrale dell’ingegner Strangi. Oltre che dall’analisi dei mezzi, posti sotto sequestro, e dai verbali dei carabinieri di Camerino, che hanno effettuato i rilievi, anche e soprattutto dalla testimonianza, agli atti, del conducente della Ford Fiesta, che ha assistito in diretta a tutta alla drammatica scena, infatti, è risultato chiaramente che Aquilanti era già in fase di sorpasso di quest’ultima vettura quando G. M. ha a sua volta deviato a sinistra per superare il furgone. E’ stata quindi quest’ultima manovra a innescare la sovrapposizione delle traiettorie delle due moto e pertanto nessun tamponamento può essere addebitato alla vittima che, anzi, non ha potuto nulla per evitare l’impatto alla luce dello scarso spazio e tempo a disposizione per attivare un’azione frenante o una manovra di emergenza. Sotto questa luce appare quindi chiara l’esclusiva responsabilità dell’indagato nella causazione dell’incidente, o quanto meno un notevole concorso di colpa, di qui dunque la richiesta dell’avvocato Cesca al Giudice per le Indagini Preliminari di rigettare l’istanza di archiviazione e ordinare al Pm ulteriori indagini e, in particolare, la disposizione di una perizia cinematica sull’incidente che non è stata effettuata durante le indagini preliminari.

Istanze pienamente accolte dal dott. Manzoni il quale, all’esito dell’udienza di discussione sull’opposizione tenutasi mercoledì 3 aprile in Tribunale a Macerata, preso atto di come in effetti la testimonianza del conducente della Ford Fiesta – “la moto che mi precedeva (quella dell’indagato, ndr) ha iniziato il sorpasso del Daily Iveco mentre mi stava già sorpassando un’altra moto (quella della vittima, ndr)” – “sembra indicare una fuoriuscita in soprasso della Ktm di G. M. mentre la Bmw di Aquilanti era già in fase di sorpasso”, scrive il Gip, ha a sua volta ritenuto “necessario approfondire la dinamica del sinistro, anche riascoltando i testimoni ed effettuando una perizia cinematica”. La richiesta di archiviazione è stata pertanto respinta, il fascicolo ritrasmesso al Pm che avrà novanta giorni di tempo per approfondire l’inchiesta.

Capanno in legno a fuoco con tutti gli attrezzi, l’azienda è assicurata ma la compagnia non paga: la polizza non coprirebbe le strutture lignee

Vittima del caso di “mala assicurazione” un agriturismo modenese a cui l’assicuratore ha proposto un prodotto, costo 2mila euro l’anno, che rischia di essere “carta straccia”

Fidandosi dell’assicuratore ha pagato quasi duemila euro l’anno per una polizza multi-rischi per aziende agricole che ora però, al momento del bisogno, “rischia” di essere carta straccia. Vittima dell’ennesimo caso di “mala assicurazione” il titolare del noto agriturismo “Il Feliceto” di Fanano, in provincia di Modena, una struttura a gestione familiare, in via Ca’ Zucchi, immersa nella splendida vallata di Ospitale che offre ai suoi tanti ospiti, oltre alle specialità tipiche delle produzioni e della cucina del luogo, diverse opportunità per godere della vita di montagna, quali percorsi trekking o per le mountain bike.

La società che lo gestisce è stata duramente colpita, il 10 agosto 2022, da un brutto incendio che ha devastato, nonostante l’intervento dei Vigili del Fuoco di Modena, un fabbricato in legno di circa 150 metri quadrati ad uso laboratorio-deposito: un danno ingente, di oltre settantamila euro come sarebbe stato poi accertato dalle perizie, perché, con l’edificio, è andata bruciata anche tutta la costosa attrezzatura che vi era contenuta tra cui decespugliatori, motoseghe, fresatrici, smerigliatrici, compressori, idropulitrici, gruppi elettrogeni, eccetera. Il rogo peraltro, come ipotizzato dai pompieri, si sarebbe originato per cause accidentali elettriche collegate proprio al mal funzionamento di uno di questi arnesi: la matrice dolosa è stata scartata fin da subito e dunque sull’episodio non è stata espletata, in quanto non necessaria, alcuna attività di polizia giudiziaria.

Circostanza, quest’ultima, hanno pensato i proprietari, che avrebbe semplificato di gran lunga il percorso per ottenere l’indennizzo: nella sventura, infatti, l’agriturismo aveva provvidenzialmente provveduto ad assicurare i suoi beni rivolgendosi ad un’agente di Vittoria Assicurazioni, che aveva proposto loro una polizza multi-rischi, incendio compreso, per la copertura completa delle attività agricole e la trasformazione dei prodotti compresi allevamenti e gli agriturismi; insomma, un’assicurazione “a pennello”, che infatti il titolare ha poi sottoscritto, per un premio annuo di complessivi 1.983 euro. Copertura regolarmente attiva nell’agosto 2022, così come il massimale stabilito era abbondantemente sufficiente per rifondere il danno.

Per essere assistito nell’iter risarcitorio il titolare, tramite l’Area manager Emilia Romagna dott.ssa Sara Donati, si è rivolto a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini che, oltre che di incidenti stradali, infortuni sul lavoro, casi di mala sanità, ecc., si occupa anche di incendi, anzi, dispone di un’apposita unità che segue dalla “A” alla “Z” i danneggiati, gestendo tutte le operazioni relative alla stima dei danni, anche con droni e le più moderne tecnologie per bypassare l’impossibilità di accedere materialmente ai luoghi colpiti, alle opere di bonifica e ripristino e al contraddittorio con i periti delle assicurazioni per addivenire alla firma del verbale di perizia sui danni e concertare la giusta somma da liquidare.

Attività espletate anche nello specifico, sia pure tra mille difficoltà collegate in particolare all’alluvione che la colpito la regione nel maggio 2023 e che ha assorbito per mesi il lavoro anche delle compagnie assicurative e dei loro periti. Ma quando, finalmente, si è arrivati a concordare con la controparte un danno accertato, al netto della cosiddetta sottoassicurazione, di circa cinquantamila euro, da Vittoria Assicurazioni, con lettera dello scorso febbraio, è arrivata la doccia fredda: “non ci è possibile procedere ad alcun indennizzo”. Motivo?  La compagnia giustifica il diniego per il fatto che sarebbe stato omesso di dichiarare in polizza che la società aveva subito un precedente incendio nel giugno 2021 e, soprattutto, che quel deposito andato a fuoco non risulterebbe coperto dal prodotto assicurativo sottoscritto, che esclude le strutture interamente in legno: l’assicurazione è prestata solo per i fabbricati realizzati in materiali incombustibili o in legno lamellare.

Ed è qui la “mala assicurazione” della vicenda perché il proprietario dell’agriturismo non solo aveva riferito dell’incendio pregresso all’assicuratore che gli ha proposto e poi fatto firmare la polizza in questione, ma gli aveva anche e soprattutto mostrato, in occasione del sopralluogo che questi aveva effettuato di persona, l’edificio poi andato in fiamme e tutte le altre strutture aziendali da assicurare, tra cui altri due immobili in legno, la stalla e l’abitazione del titolare: l’agente assicurativo sapeva quindi benissimo che si trattava di fabbricati lignei, ciò nonostante ha sottoposto al cliente, che si è fidato, un prodotto assicurativo che non lo garantiva e che l’assicurato ha pagato regolarmente, ed è solo l’ultimo dei casi sul genere.

E adesso? Studio3A continuerà comunque a premere su Vittoria Assicurazioni per ottenere il risarcimento, che si ritiene in ogni caso dovuto quanto meno per l’attrezzatura contenuta nel deposito, confidando che la compagnia si assuma la responsabilità per la condotta poco “professionale”, un eufemismo, del proprio agente: viceversa ci si rivarrà direttamente su quest’ultimo con ogni mezzo, anche attraverso un’azione legale se necessario, per garantire il dovuto indennizzo all’azienda.

Il Pm di Trani chiede il processo per i due automobilisti che, in stato di ebbrezza, hanno causato l’incidente fatale ad Alessia Dicuonzo

Una 24enne di Andria e un 34enne di Barletta dovranno rispondere della morte della 23enne barlettana dopo otto mesi d’agonia e del ferimento grave di altre nove persone

Dovranno rispondere entrambi dei pesanti reati di omicidio stradale in concorso e di lesioni personali stradali gravissime, con l’aggravante di averli commessi essendosi posti alla guida in stato di ebbrezza, i due automobilisti indagati e ora formalmente accusati di aver causato il terribile incidente costato la vita, a soli 23 anni, e dopo un’agonia durata otto mesi, ad Alessia Dicuonzo nonché il ferimento, anche molto grave, di altre nove persone. A termine delle indagini preliminari sul tremendo sinistro accaduto nella notte del primo maggio 2022 sulla Statale 170 Andria-Barletta, all’altezza del chilometro 23+600, in prossimità dello svincolo per Montaltino, il Pubblico Ministero della Procura di Trani titolare del relativo procedimento penale, il dott. Marcello Catalano, ha chiesto il rinvio a giudizio per A. P., una giovane di 24 anni di Andria, e per G. L., un trentaquattrenne di Barletta. Riscontrando la richiesta, il Gip del Tribunale di Trani, dott.ssa Marina Chiddo, ha fissato per il 21 giugno 2024, alle 9, l’udienza preliminare di un processo da cui la mamma della compianta ventitreenne anche lei di Barletta, assistita da Studio3A, che ha perso la sua unica figlia, si aspetta giustizia.

Il Sostituto procuratore ascrive ai due imputati la responsabilità di aver determinato “due sinistri stradali in cooperazione colposa, per colpa consistita in negligenza, imperizia e imprudenza e in violazione delle norme sulla disciplina stradale e in particolare degli articoli 140, 141, 142 e 186 del Codice della Strada, di notte mentre percorrevano la SS 170 in direzione Barletta alla guida G. L. di una Volkswagen Fox”, con a bordo altre due persone, e “A. P. al volante di una Citroen C3” che pure trasportava altri due passeggeri. “In particolare – prosegue la richiesta di rinvio a giudiziosi comportavano in modo da costituire pericolo per la circolazione e senza salvaguardare la sicurezza stradale (art. 140 CdS), non conservavano il controllo del proprio veicolo e non erano in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, superavano il limite di velocità di 90 km/h e non regolavano la velocità delle ore notturne (art. 141, 142 CdS), si ponevano alla guida in stato di ebbrezza alcolica (art. 186 CdS) e cagionavano i sinistri”: al trentaquattrenne è stato riscontrato un tasso alcolemico di 1,3 g/l, alla ventiquattrenne di 1,17, a fronte del limite di 0,5.

Il magistrato inquirente ricostruisce quindi le fasi dei due schianti concatenati. “G. L., procedendo a una velocità stimata in 119,6 km/h e in stato di ebbrezza, a causa di tali condizioni perdeva il controllo del veicolo e impattava con la fiancata destra contro il guardrail per poi scarrocciare per ulteriori trenta metri e fermarsi in testa coda al centro della corsia di sorpasso. A causa di tale condotta si realizzavano le ulteriori collisioni che determinavano le lesioni e il decesso di Alessia Dicuonzo”.

Subito dopo, infatti, giungeva nella stessa direzione di marcia l’Audi A4 condotta da un quarantaduenne di Canosa con a bordo altre tre persone tra cui Dicuonzo, “e gli occupanti scendevano dall’auto e prestavano soccorso a quelli della Volkswagen Fox” spiega il Pm. E lo stesso facevano il conducente e i due passeggeri della Mercedes Classe A arrivata dopo l’Audi. E’ a questo punto che, conclude il magistrato, “immediatamente dopo sopraggiungeva la Citroen C3 condotta da A. P., che viaggiava a 92,6 km/h (calcolo sottostimato) e anche lei in stato di ebbrezza, ed in tali condizioni non adeguava la condotta di guida in modo di evitare il sinistro e così impattava contro la Volkswagen Fox, investiva Alessia Dicuonzo e altri cinque degli occupanti delle tre auto ferme, e così a sua volta la Volkswagen, alzatasi da terra e spinta all’indietro, urtava contro l’Audi A4, e la Citroen proseguiva a scarrocciare in avanti trascinando le altre due autovetture”. Un disastro.

Condotte che, conclude il Sostituto Procuratore “cagionavano il decesso di Alessia Dicuonzo determinato da politrauma della strada – le gravissime lesioni diffuse a livello encefalico causavano un prolungato stato vegetativo terminato il 10 gennaio 2023 – e lesioni personali gravi e gravissime nonché il ferimento di altre nove persone”, alcune delle quali hanno riportato prognosi pesantissime, hanno versato a lungo in stato di coma, sono rimaste ricoverate in ospedale per mesi e hanno riportato conseguenze fisiche e morali che li segneranno per tutta la vita.

Se non altro, alla fine sono sopravvissuti miracolosamente tutti, ma non Alessia che aveva riportato un gravissimo trauma cranio-encefalico ed emorragia cerebrale e per la quale, così come per la mamma Cristina costantemente al suo capezzale, è iniziata una lunga, dolorosa e vana via Crucis. La giovane, che lavorava come ballerina professionista e insegnante specializzata nelle danze caraibiche, e che era conosciutissima e ben voluta da tutti nella sua città, e non solo, condotta all’ospedale di Andria in condizioni disperate, è rimasta qui ricoverata nel reparto di Rianimazione dal 2 maggio al 27 luglio 2022. I medici sono riusciti a stabilizzarla, sottoponendola subito ad un delicato intervento neuro-chirurgico di craniectomia de-compressiva, ma la giovane non si è più risvegliata dal coma, rimanendo priva di conoscenza e assente agli stimoli esterni: stato vegetativo permanente, questa la terribile diagnosi.

Il 27 luglio è stata trasferita presso il presidio ospedaliero di riabilitazione Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica (Br), e di qui, poi, all’hospice dell’Opera Don Uva di Bisceglie dove però il suo cuore e il suo fisico, sfibrati, il 10 gennaio 2023, dopo più di otto mesi di agonia, hanno ceduto, gettando nella disperazione la mamma, che l’ha amorevolmente assistita per tutto il tempo sperando in un miracolo. E che, per essere assistita, attraverso l’Area manager Puglia e responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, si è affidata a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avv. Aldo Fornari del Foro di Bari. Studio3A ha messo anche a disposizione come consulente tecnico per la parte offesa il medico legale dott. Aldo Di Fazio, che ha partecipato all’esame autoptico sulla salma della vittima disposto dal Pm dopo il decesso, affidato al medico legale dott. Davide Ferorelli e che non ha fatto altro che confermare come la morte della ventitreenne, pur sopraggiunta dopo mesi, sia stata determinata unicamente dai gravissimi politraumi conseguenti al sinistro.

Studio3A ha anche già ottenuto dalla compagnia di assicurazione un congruo risarcimento per la mamma di Alessia, che però adesso si aspetta una riposta forte anche in sede penale e una adeguata condanna dei responsabili del tragico incidente, tanto più a fronte delle gravi e fatali violazioni commesse, non ultima quella di essersi messi al volante in condizioni di alterazione psicofisica per l’assunzione di alcol.

Chiedono verità e giustizia i congiunti di Pasquale Dimaggio, l’operaio agricolo di soli 56 anni di Triggiano deceduto all’alba di Pasqua a causa dell’inspiegabile tamponamento del suo trattore da parte di una vettura

Il Pm di Bari, che indaga per omicidio stradale l’automobilista, non ha ritenuto necessaria l’autopsia dando subito il nulla osta: già celebrati lunedì i funerali. Studio3A ha incaricato un ingegnere forense per la parte offesa e chiederà una perizia sul cellulare dell’indagato

Com’è potuto accadere un incidente del genere?”. Non riescono a capacitarsi della tragedia, chiedono con forza che sia fatta piena luce sui fatti e per questo si sono affidati a Studio3A i congiunti di Pasquale Dimaggio, l’incolpevole operaio agricolo di appena 56 anni (ne avrebbe compiuti 57 il 7 aprile) di Triggiano (Bari) rimasto vittima all’alba di Pasqua, domenica 31 marzo 2024, di un tanto inspiegabile quanto terribile sinistro, che è stato rilevato dai carabinieri della stazione di Rutigliano.

Il cinquantaseienne, dipendente di un’azienda agricola locale, alle 5.40 del mattino, nonostante la giornata festiva, si stava recando al lavoro in un terreno del luogo e stava tranquillamente percorrendo alla guida del suo trattore la Provinciale 240, praticamente deserta a quell’ora della giornata festiva per eccellenza, quando, all’altezza del chilometro 9+900, nel territorio comunale di Rutigliano, è stato inopinatamente tamponato con inaudita violenza dalla vettura condotta da un settantunenne, che doveva viaggiare a velocità particolarmente elevata considerato il colpo inferto. Un botto inaudito in seguito al quale il mezzo agricolo è stato sospinto contro il muretto a secco che costeggia la strada e purtroppo il suo conducente ha avuto la sventura di rimanere schiacciato tra lo stesso muretto e il trattore: è deceduto praticamente sul colpo e a nulla sono serviti i soccorsi, i sanitari del 118 accorsi in ambulanza hanno solo potuto constatarne la morte, mentre l’automobilista se l’è cavata con ferite non gravi.

Un dramma che ha gettato nella disperazione, e proprio nel giorno di Pasqua, i familiari della vittima, che ha lasciato in un dolore immenso un figlio e tre amatissimi nipoti, nove tra fratelli e sorelle e l’attuale compagna, che già il lunedì di Pasquetta hanno potuto dargli l’estremo saluto nella chiesa di Triggiano. Il Pubblico Ministero della Procura di Bari dott.ssa Luisiana Di Vittorio, che ha automaticamente aperto un procedimento penale per il reato di omicidio stradale a carico dell’automobilista che ha tamponato il mezzo agricolo, non ha infatti ritenuto necessario disporre l’autopsia sulla salma di Dimaggio, sulla quale è stata effettuata solo una ricognizione esterna, essendo evidente che il decesso è stato dovuto unicamente ai gravissimi politraumi riportati in seguito all’incidente, e già nella stessa giornata di Pasqua ha restituito il corpo per la sepoltura nella disponibilità dei parenti, che così hanno potuto fissare subito la data dei funerali, partecipati nonostante l giorno festivo; Dimaggio era una persona tutta dedita alla sua famiglia e, soprattutto, al lavoro, si era svegliato presto e stava andando a lavorare nei campi anche il giorno di Pasqua e nel tempo libero non restava mai fermo ed espletava altre attività lavorative per conto proprio: anche per questo suo impegno e grande senso di responsabilità era conosciuto e ben voluto da tutti in città, dove la sua tragica e prematura scomparsa ha destato profonda commozione.

Adesso però i familiari del cinquantaseienne chiedono verità e giustizia e per questo, attraverso l’Area manager Puglia e responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, unitamente all’avvocato Fabio Ferrara del foro di Bari. Studio3A ha già incaricato l’ingegnere forense Pietro Pallotti per ricostruire nel dettaglio la dinamica, le cause e le responsabilità del sinistro e per partecipare alle operazioni peritali nel caso in cui il Sostituto Procuratore inquirente intenda disporre una consulenza tecnica cinematica ad hoc, fermo restando che sarà avanzata formale richiesta alla Procura di procedere con una perizia informatica sul cellulare dell’indagato per verificare se l’inspiegabile tamponamento possa essere stato causato da una fatale “distrazione da smartphone”.

Martedì 2 aprile a Latina i funerali di Mario Gustavo Lazzarini, il ventottenne vittima del tragico incidente in via Epitaffio

La Procura, che indaga per omicidio stradale l’automobilista che ha tamponato il ciclista, dopo l’autopsia ha rilasciato il nulla osta alla sepoltura. Il commosso ricordo della mamma

Saranno celebrati martedì 2 aprile 2024, alle ore 15, nella chiesa di Santa Rita di Latina, i funerali di Mario Gustavo Lazzarini, l’appena ventottenne che risiedeva in città travolto e ucciso da un Suv che sopraggiungeva dalle sue spalle, nello stesso senso di marcia, nella tarda serata di martedì 26 marzo, mentre percorreva in bicicletta via Epitaffio in direzione Latina Scalo.

Il Pubblico Ministero della Procura di Latina, dott. Giuseppe Miliano, da prassi ha aperto un procedimento penale per il reato di omicidio stradale in capo al quarantacinquenne alla guida della vettura, una Volkswagen Tiguan, un’inchiesta che dovrà chiarire cause e responsabilità del terribile sinistro, rilevato dai carabinieri della compagnia di Latina, e in particolare le ragioni per le quali il ciclista che pedalava a bordo strada, in un tratto sufficientemente illuminato, sia stato tamponato in quel modo, con conseguenze fatali: Lazzarini è stato sbalzato dalla sua bicicletta, ha impattato violentemente contro il parabrezza sul lato destro della macchina ed è volato nel canale che costeggia la carreggiata. Non sono bastati a salvarlo tutti i tentativi di rianimarlo da parte dei sanitari del 118, troppo gravi i politraumi riportati in seguito ai vari urti a cui è stato sottoposto.

Il Sostituto Procuratore ha disposto anche l’autopsia sulla salma e giovedì 27 marzo ha affidato l’incarico al medico legale dott.ssa Maria Cristina Setacci, che ha proceduto nel pomeriggio di ieri, venerdì 29 marzo; alle operazioni peritali ha partecipato, quale consulente tecnico per la parte offesa, anche il medico legale dott. Antonio Grande messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, a cui si sono affidati per essere assisiti, fare piena sui tragici fatti e ottenere giustizia, attraverso il consulente personale per il Lazio, dott. Giovanni Iesce, i familiari del giovane, unitamente all’avvocato Lorenzo Marcovecchio, del foro di Isernia: Lazzarini ha lasciato in un dolore immenso la mamma Liliana, il fratello Alessandro Elias, la fidanzata Valentina e altri parenti, in particolare cugini, a cui era molto legato.

Nel tardo pomeriggio di ieri, ultimato l’esame, l’autorità giudiziaria ha dunque dato il nulla osta alla sepoltura e i congiunti della vittima hanno potuto fissare, subito dopo il ponte pasquale, la data dell’ultimo saluto, che sarà partecipatissimo: la camera ardente allestita al cimitero di Latina resterà aperta martedì dalle 11 alle 14.30, fino a mezzora prima dell’inizio delle esequie.

Nato e sempre vissuto a Latina, Mario Gustavo Lazzarini era conosciutissimo e ben voluto da tutti in città, anche per aver lavorato per diversi anni come cameriere nel noto locale “El Paso”, e aveva tantissimi amici che condividevano con lui varie passioni come quella per il calcio, che praticava abitualmente: era tifosissimo del Milan. “Un ragazzo solare, allegro, sempre con il sorriso sulla labbra, che si faceva voler bene da tutti” lo piange la mamma, che ringrazia tutti coloro che le sono stati vicini in questi giorni di profondo lutto.

Il PM di Milano chiede il processo per il titolare del residence dove ha perso la vita a soli 24 anni Francesco Mazzacane per intossicazione da monossido di carbonio e per il manutentore della caldaia fuori-legge

Gravissime le omissioni e violazioni delle più elementari norme di sicurezza contestate ai due imputati, che dovranno rispondere anche delle pesanti lesioni causate al compagno della vittima, Pietro Caputo, 23 anni: udienza preliminare fissata per il 26 settembre 2024

Il locale interrato dov’era stata installata la caldaia non era stato minimamente adeguato ai requisiti tecnici e di sicurezza e non garantiva una sufficiente aerazione; l’impianto non era stato collaudato; di più, non solo non era stato spento, in attesa di risolvere le anomalie e i cattivi funzionamenti del sistema, che andava continuamente in blocco, e faceva registrare ripetute microesplosioni, ma era stato pure aumentato, in termini di potenza, orario e funzioni; la sua manutenzione, oltre che l’installazione, anziché a un centro di assistenza autorizzato, era stata affidata a una persona del tutto priva della necessaria competenza e preparazione, co-responsabile delle omissioni e violazioni, che lo ha persino fatalmente manomesso scollegandone un tubo. Con la determinante conseguenza che si è staccato il condotto di evacuazione dei fumi e il monossido di carbonio ha saturato tutto l’ambiente invadendo anche le camere. Il tutto, fatto ancora più grave, in una struttura ricettiva che accoglie decine e decine di ospiti.

Sono pesantissime le accuse mosse dal Pubblico Ministero della Procura di Milano, dott.ssa Isabella Samek Ludovici, titolare del procedimento penale per la tragica morte e il gravissimo ferimento causati da intossicazione acuta da monossido di carbonio rispettivamente di Francesco Mazzacane, di soli 24 anni, di Torre del Greco, e del compagno Pietro Caputo, oggi 21 anni, di Torre Annunziata, occorsi il 9 novembre 2022 mentre i due giovani partenopei erano alloggiati al Residence Linate di Novegro di Segrate (Mi). Al termine delle indagini preliminari, il Sostituto Procuratore ha dunque chiesto il rinvio giudizio per i due soggetti iscritti nel registro degli indagati: Claudio Giuseppe Gasperinsettant’anni, di Segrate, in qualità di legale rappresentante della società Residenza Segrate Centro srl, proprietaria della struttura ricettiva dove si è consumata la tragedia, in via Carducci 7, nonché gestore della stessa, e Ion Grubi42 anni, di origine moldave ma residente a Pioltello, l’idraulico a cui era stata affidata l’installazione e manutenzione della caldaia “fuori legge” che ha determinato il drammatico evento. Dovranno rispondere del reato di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di aver causato lesioni personali gravi anche a un’altra persona: Caputo è sopravvissuto ma dopo essere uscito miracolosamente da un coma post-anossico con completa perdita di coscienza, per una prognosi ben superiore ai quaranta giorni e conseguenze che si porterà dietro per tutta la vita. Riscontrando la richiesta, il Gup del Tribunale meneghino dott.ssa Sonia Mancini ha così fissato per il 26 settembre 2024, alle 11.10, presso il Palazzo di Giustizia di via Freguglia, l’udienza preliminare di un processo dal quale i familiari di Mazzacane e Caputo, che sono tutti assistiti da Studio3A-Valore S.p.A., si aspettano verità e soprattutto condanne consone alle gravi e colpevoli condotte contestate.

Il Sostituto Procuratore ha spiccato i provvedimenti dopo un’accurata inchiesta nel corso della quale sono stati disposti diversi accertamenti non ripetibili, a cominciare dall’autopsia sulla salma di Mazzacane, che ha confermato come il decesso sia stato dovuto unicamente alle esalazioni di monossido di carbonio, e per finire con (soprattutto) la scrupolosa e meticolosa consulenza tecnica affidata all’ingegner Federico Viganò, del Politecnico di Milano, per chiarire le cause e le responsabilità del tragico evento e verificare il funzionamento dell’impianto di riscaldamento del residence: alle operazioni peritali, che hanno comportato più sopralluoghi e riunioni tra periti, hanno fornito un contributo prezioso anche il Nucleo Investigativo Antincendio dei Vigili del Fuoco di Milano, delegato ad hoc dal magistrato, e l’ingegner Alberto Mariani in qualità di consulente tecnico per le parti offese messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati, attraverso il consulente personale per la Campania dott. Vincenzo Carotenuto, i congiunti di Mazzacane e Caputo, con la collaborazione dell’avv. penalista Laura Carla Bastia, del Foro di Milano.

Ai due indagati il magistrato inquirente imputa di aver causato la morte di Mazzacane e lesioni personali gravi a Caputo, per citare la richiesta di processo, “con condotte indipendenti e causalmente rilevanti nella determinazione dell’evento”, “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nonché inosservanza delle norme tecniche”.

A Gasperin in particolare il Pm contesta di aver incaricato dell’installazione della caldaia a gas della struttura ricettiva, una Sime acquistata nel marzo del 2021, Ion Grubi, “persona tecnicamente priva della necessaria competenza e preparazione, che la installava in un locale interrato del residence, senza provvedere, prima di procedere alla sua accensione, ad adeguarlo ai requisiti tecnici e di sicurezza necessari, ad esempio la verifica della sufficiente aerazione del locale, l’installazione di rilevatori di fughe di gas con azione sulla valvola di intercettazione dell’alimentazione del gas, la verifica della tenuta del locale caldaia come compartimento antincendio con livello di prestazione III”; di avere “omesso di effettuare il collaudo dell’impianto e di non averne assegnato la manutenzione a un centro di assistenza autorizzato dal produttore, affidandola invece al Grubi, omettendo così di indagare adeguatamente sulle anomalie del sistema di accensione del brucatore, che aveva manifestato un funzionamento erroneo”. La caldaia, infatti, andava continuamente in blocco, “funzionando con continui spegnimenti di fiamma e necessitando di continue riaccensioni, e con frequenti microesplosioni che provocavano il distacco di sezioni del condotto di evacuazione dei fumi”. Ma nonostante ciò, prosegue la dott.ssa Samek Lodovici, non solo Gasperin ha “omesso di spegnere la caldaia in attesa dell’intervento di un centro di assistenza, ma a partire dal 2 novembre 2022 ne aveva anche aumentato il funzionamento, sia in termini di potenza che di prolungamento temporale, avendola settata, oltre che per la produzione di acqua calda sanitaria, anche a servizio di riscaldamento. E, l’accusa forse più pesante, non ha proceduto allo spegnimento prudenziale dell’impianto nemmeno dopo che “il 6 novembre (tre giorni prima dell’incidente, ndr) si erano verificate altre due microesplosioni”.

Oltre alle omissioni e violazioni già citate in fase di installazione e manutenzione e mancato spegnimento dell’impianto, a Grupi, poi, il Sostituto Procuratore imputa “di aver omesso di compilarne e aggiornarne il libretto”, di aver assunto l’incarico di manutenzione dell’impianto “senza possedere la necessaria competenza e preparazione tecnica, così non indagando adeguatamente sulle anomalie del sistema di accensione del bruciatore”; di aver omesso di verificare, “come ben avrebbe potuto attraverso l’analisi dei fumi prodotti, la regolarità del processo di combustione”. In questo modo l’idraulico non avrebbe accertato che, in occasione di un precedente intervento di manutenzione, “eseguito in data anteriore e prossima a quello di pulizia del serpentino interno effettuato il 14 maggio 2022, aveva manomesso la candeletta di accensione e scollegato (e non più ricollegato) il tubo di controllo del regolatore di miscela, fatti che originavano una miscela substechiometrica con conseguente combustione incompleta e ingente produzione di monossido di carbonio e, per l’effetto, il verificarsi di microesplosioni che, in più occasioni, provocavano il distacco di sezioni del condotto di evacuazione dei fumi che non veniva più correttamente riparato o riposizionato”.

Così, conclude il magistrato inquirente nella sua corroborata richiesta di rinvio a giudizio, “a causa dello scollegamento del condotto di evacuazione dei fumi, e per l’effetto della limitata aerazione del locale caldaia che favoriva l’accumulo del gas prodotto, nonché in assenza di un rilevatore di gas incombusti ambientale e della relativa valvola automatica di intercettazione dell’alimentazione gas, l’elevato quantitativo di carbonio prodotto della combustione incompleta andava a saturare l’ambiente del locale caldaia e gli strati più alti, da dove si instradava, attraverso i forami del soffitto e delle pareti, verso le camere superiori del residence, tra cui la numero 68, immediatamente soprastante, in concentrazione letale”: quella che appunto gli incolpevoli giovani hanno avuto la sventura di occupare.

“Fabio Segato non resti senza giustizia”: la Procura appella la sentenza di assoluzione dell’automobilista coinvolto nel tragico incidente

La soddisfazione dei familiari, e di Studio3A che li supporta, per l’iniziativa del Procuratore Generale di Trieste, dopo l’amarezza per un verdetto inatteso

Quando, il 22 novembre scorso, hanno sentito in aula pronunciare la frase “assolto perché il fatto non costituisce reato” non volevano crederci. E’ stata tanta l’amarezza dei familiari di Fabio Segato, e anche di Studio3A che li sostiene nella loro battaglia, alla lettura della sentenza con cui il giudice del Tribunale di Udine, dott. Roberto Pecile, ha prosciolto l’anziano automobilista di oggi 94 anni, di San Daniele del Friuli, R. B., dal reato contestatogli di omicidio stradale per il tragico incidente in cui ha perso la vita, a soli 43 anni, il compianto istruttore e collaudatore di moto di Portogruaro (Ve), che quella mattina del 4 marzo 2021 stava per l’appunto procedendo in sella a una Ducati Diavel sulla Strada Regionale 463, nel territorio comunale di San Daniele

Una delusione che però oggi lascia il posto alla rinnovata speranza da parte dei suoi congiunti di poter rendere un po’ di giustizia al loro caro dopo aver appreso, a conferma di come quel verdetto avesse lasciato perplessa anche la Procura, che il Procuratore Generale di Trieste, dott. Carlo Maria Zampi, con atto firmato il 22 marzo 2024, ha proposto appello presso la Corte d’Appello triestina.

La sentenza di assoluzione, infatti, si è basata unicamente sulla circostanza che Segato percorreva la SR 463 a una velocità oltre il limite prescritto, omettendo però di considerare, o comunque di attribuire il dovuto rilievo, all’altro elemento determinante dell’evento, che l’imputato, alla guida di una Volkswagen Tiguan, ha tagliato la strada al motociclista. L’anziano, che procedeva sulla Regionale nel senso opposto, Dignano-Majano, giunto all’intersezione con via Valeriana regolata da semaforo, si era immesso con luce verde nella corsia di canalizzazione per la svolta a sinistra e aveva iniziato la manovra in tale direzione con l’intento di immettersi nella laterale in direzione Dignano, ma “omettendo di usare la massima prudenza al fine di evitare incidenti e di dare la precedenza ai veicoli provenienti dalla sua destra”, per citare la richiesta di rinvio a giudizio spiccata nei suoi confronti, al termine delle indagini preliminari, dal Pm della Procura di Udine dott.ssa Letizia Puppa, titolare del procedimento, anche in base alle conclusioni della consulenza tecnica cinematica affidata all’ing. Marco Pozzati.

Quando l’imputato è ripartito, dopo aver dato la precedenza ad alcuni veicoli che venivano nella direzione opposta, per eseguire la manovra di svolta a sinistra, la moto si trovava a 90 metri di distanza: poteva essere vista” aveva rimarcato il consulente tecnico del Sostituto Procuratore: lo stesso imputato aveva ammesso di aver scorto la Ducati di Segato sopraggiungere, ma di aver ritenuto di riuscire a passare comunque. “Se il signor B. avesse osservato la condotta del centauro con maggior attenzione avrebbe potuto percepire la velocità a cui procedeva e ciò gli avrebbe consigliato di desistere dalla manovra di svolta a sinistra che implica, necessariamente, l’obbligo, nella circostanza violato, di concedere la precedenza ai veicoli che provengono da destra” aveva concluso Pozzati. Conclusioni cui era giunto anche l’ing. Iuri Collinassi, il consulente tecnico per la parte offesa messo a disposizione per le operazioni peritali da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui, attraverso l’Area manager per il Friuli Armando Zamparo, si sono affidati per essere assistiti i congiunti di Segato. E che il Sostituto Procuratore ha inutilmente tentato di far valere nel processo, rinnovando la richiesta di condanna dell’imputato.

In questi mesi, tuttavia, non si sono fermati il lavoro e l’attività di Studio3A per dare risposte ai propri assistiti, nella prospettiva e nella speranza che la Procura decidesse di appellare il verdetto. E così è stato. “La velocità di Segato, se può configurare un concorso di colpa, certamente non può diventare un elemento decisivo per escludere la responsabilità di B.: il motociclista era ben visibile dall’imputato, che aveva avuto ampiamente il tempo di notare il sopraggiungere del motociclo. L’avere, nonostante ciò, intrapreso la manovra di svolta denota quindi una ingiustificabile imprudenza (…). Né può trovare ingresso nel perimetro valutativo il computo dei tempi di frenata della moto, posto che Segato aveva la precedenza e non può farsi carico al conducente che ha tale diritto di valutare i propri tempi di frenata per evitare una collisione della quale è responsabile colui che non rispetta l’obbligo di dare la precedenza” solo per riportare alcuni passi della richiesta del Procuratore generale che, ribadendo “di non ritenere in alcun modo condivisibile la soluzione assolutoria” chiede pertanto alla Corte d’Appello di Trieste, “in riforma della gravata sentenza, di voler dichiarare R. B. colpevole del reato ascrittogli e condannarlo alla pena ritenuta di giustizia”. A questo punto i familiari della vittima attendono la fissazione dell’udienza del processo d’appello da cui, questa volta, si aspettano valutazioni e risposte diverse.

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