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Come Generali, anche UnipolSai ha chiuso il 2015 con un brillante attivo.

Il bilancio, approvato il 27 aprile 2016 dall’assemblea dei soci tenutasi a Bologna, è stato promosso a pieni voti e ha consentito un dividendo di 15 centesimi per azione. L’utile di esercizio si è attestato sui 556 milioni di euro, di cui 421 dipendenti dal settore danni e 135 dal ramo delle assicurazioni sulla vita.

Il futuro? Non è difficile immaginarlo più legato alle assicurazioni che al resto – ha ammesso il neo presidente e già amministratore delegato, Carlo Cimbri, in un’intervista pubblicata dal Resto del Carlino (in allegato) – Non sono previste, da qui a tre anni, dismissioni del lato bancario. Ma se, alla fine del piano, Unipol avesse solo le assicurazioni, non sarebbe in contraddizione con le strategie del gruppo.

E’ chiaro che la governance di UnipolSai ha ben compreso dov’è il business e sta spremendo con ogni mezzo il settore, spesso a dispetto dei diritti degli assicurati.

Non a caso UnipolSai lo scorso anno è risultata la compagnia più sanzionata in assoluto in Italia dall’Ivass, l’Istituto di Vigilanza, per violazioni varie nella liquidazione dei risarcimenti: a suo carico sono state emesse ben 321 ordinanze di ingiunzione di pagamento (quasi una al giorno, il 17% del totale), per un importo di sanzioni pari a un milione e 617mila euro.

Sono arrivati perfino a mettere in discussione una constatazione amichevole “pacifica” (vedi caso nella rassegna stampa di questo sito): il giudice ha dato loro torno, ma intanto l’hanno tirata lunga più di cinque anni. Insomma, non pagano o lo fanno alle calende greche, e intanto gli utili maturano.

 

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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