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I familiari delle vittime della tragedia di S. Stefano di Cadore sono quasi indignati dal tentativo della Hutter di chiamare in causa un guasto e dal suo “tardivo” pentimento

L’eccessiva velocità, determinante per le conseguenze terribili della tragedia, non dipende da “fattori terzi”, è inaccettabile addurre come alibi un guasto, e l’iniziale “disinteresse” pesa come un macigno: troppo facile provare rimorso adesso”.

Finora i familiari del piccolo Mattia Antoniello, del papà Marco e della nonna materna Maria Grazia Zuin, le vittime della strage di Santo Stefano di Cadore, nel Bellunese, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni, mantenendo un profilo molto basso, sia per il dolore immenso che provano e che ogni giorno diventa più forte, sia per il massimo rispetto e fiducia nel lavoro della magistratura.

Per loro, però, è stato troppo – per non rompere per un attimo il silenzio – apprendere che Angelika Hutter, l’automobilista tedesca di 33 anni che guidava l’Audi A3 che il 6 luglio 2023 ha falciato i tre innocenti che camminavano tranquillamente sul marciapiedi, durante una serena giornata di vacanza, dal carcere della Giudecca ascriverebbe ad un guasto meccanico alla sua vettura la causa dell’incidente.

Sarà la consulenza tecnica disposta dalla Procura di Belluno ad accertare la fondatezza di questa circostanza” premettono Elena Potente, che in un solo colpo ha perduto il figlioletto, il compagno e la mamma, e Rocco Antoniello, il fratello di Marco, alludendo alla perizia (senza contraddittorio tra le parti) affidata dal Pubblico Ministero della Procura di Belluno, dott. Simone Marcon, titolare del procedimento penale per triplice omicidio stradale a carico della trentatreenne, all’ingegner Andrea Calzavara per ricostruire la dinamica, le cause e le responsabilità del sinistro e di cui attendono con ansia le conclusioni: tutti i familiari delle vittime, attraverso l’Area manager Veneto Riccardo Vizzi, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha già indicato e messo a disposizione quale consulente tecnico di parte l’ingegner Mario Piacenti, e all’avv. Alberto Berardi del Foro di Padova.

“Ma anche ammesso che la macchina abbia avuto un qualche problema tecnico, non c’è il minimo dubbio che la causa principale della tragedia e delle sue proporzioni sia la velocità tenuta dalla Hutter, che andava quasi al doppio del limite vigente in quel tratto di strada, di 50 chilometri all’ora, com’è stato già ampiamente comprovato, e qui la responsabilità è tutta, solo e indiscutibilmente della conducenteproseguono tuttavia, e obiettano, Elena Potente e Rocco Antoniello.

I quali si dicono anche quanto meno perplessi, se non offesi, in merito ai presunti sentimenti di pentimento e rimorso che oggi la responsabile della strage afferma di provare in carcere, “che contrastano con la condotta tenuta nell’immediatezza dell’incidente dalla donna, che si è letteralmente disinteressata di tutto, chiudendosi nel silenzio, come se nulla fosse accaduto concludono Elena e Rocco per il tramite di Studio3AE’ troppo facile esprimersi così adesso ed è anche irrispettoso nei confronti di persone come noi che abbiamo perso in un istante così tanti affetti, che dobbiamo cercare la forza ogni minuto di ogni giorno per trovare i motivi per andare avanti e a cui nulla e nessuno potranno restituire l’immensità che c’è stata strappata”.

Caso seguito da:

Dott. Riccardo Vizzi

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Categoria:

Incidenti da Circolazione Stradale Press

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